La Palude

Dal 1995 sono stati avviati alcuni interventi finalizzati alla ricostituzione di ambienti naturali e, in particolari, di zone umide di acqua bassa, utili alla sosta degli uccelli migratori. Durante i movimenti di migrazione, infatti, gli uccelli hanno necessità di aree di sosta dove poter fermarsi per riposarsi oppure per alimentarsi. Queste zone svolgono quindi un’importante funzione per la protezione e la salvaguardia soprattutto delle specie che percorrono lunghi tragitti, come quelle trans-sahariane, che si trasferiscono dalla tundra della Scandinavia – Siberia, dove nidificano, alla fascia del Sahel dove svernano.


Inizialmente è stata realizzata una prima area umida di 2 ettari, cui è stata affiancata nel 2004, un ulteriore ampliamento di circa 15 ettari. Il livello idrico è mantenuto artificialmente tra i 5 ed i 15 cm: tale situazione ha favorito la sosta e lo svernamento di numerose specie di uccelli legate agli ambienti acquatici. Sull’argine perimetrale è stata impiantata una siepe mista di alberi (Salicone, Salice bianco, Pioppo bianco, Ontano, Farnia, Carpino bianco) e cespugli (Sambuco nero, Biancospino, Rosa canina, Cappello da prete, Rovo, Frangola, Sanguinella), mentre sugli isolotti sono cresciute erbe spontanee, come Salciarella, Erba persicaria, Coda d’asino, Giavone comune, Verga d’oro, Crisantemo selvatico).


Gli interventi di manutenzione dell’area sono limitati al minimo, in modo da ridurre il disturbo all’avifauna, per cui vi sia accede solo una volta all’anno per asportare i salici (genere Salix), che tendono a colonizzare rapidamente le zone di terre emerse. L’area è inoltre particolarmente tranquilla, perché protetta da un alto argine perimetrale e l’accesso per il pubblico è consentito solo tramite capanni di osservazione.


L’area umida del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (CN), particolarmente interessante per i Caradriformi, è stata creata artificialmente in una zona precedentemente coltivata a mais: il fatto che si trattasse di un’area nuova, nel contesto di una campagna intensamente coltivata a monocoltura di cereali, ha permesso di studiare con attenzione non solo la fenologia migratoria dei limicoli, ma soprattutto la stretta correlazione tra ambiente ed avifauna, legame che nel corso dei sei anni di studio è andato via via incrementandosi, confermando così l’importanza della biodiversità.


A partire, quindi, dalla realizzazione dell’area, ossia dal marzo 1995, la zona è stata visitata con cadenza regolare, pressoché giornaliera: durante questo periodo di tempo, si sono potuti quindi monitorare tutti gli spostamenti migratori, particolarmente concentrati in primavera ed autunno.
 
 

 

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